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Guerra ai carrieristi e agli individualisti nel Partito Comunista Cinese

Il Partito Comunista Cinese non è il posto adatto per i carrieristi e per le cricche che tramano lotte di potere. A dirlo fuori dai denti è il presidente cinese Xi Jinping, segretario generale del Partito guida del grande paese asiatico.
Xi, infatti, nell’ambito di una riunione della Commissione Disciplinare del Partito Comunista Cinese (PCC), ha tenuto un discorso durissimo: all’interno dell’organizzazione – ha affermato ai funzionari preposti al controllo dei militanti – ci sono “carrieristi e cospiratori che minano la governance del Partito. Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia”.
Xi ha precisato che il dibattito interno al PCC non sarà affossato, ma sui principi che regolano la vita del Partito Comunista “non è ammesso chi stona rispetto al centro del Partito e fa liberalismo politico”, in sostanza chi pensa di creare correnti interne, agire in modo frazionistico seguendo interessi estranei a quelli del Partito e della nazione sarà espulso!
La lotta alla corruzione (non solo finanziaria) e all’individualismo, ha continuato il leader cinese, non è una lotta per il potere alla “House of Cards”, richiamando esplicitamente la popolare serie televisiva statunitense, e ribadendo la questione morale per gli eredi di Mao Zedong.
A Pechino vi è notoriamente un rapporto difficile tra le due fazioni più importanti del Partito Comunista, quella dei “principi rossi”, a cui appartiene lo stesso Xi, e la fazione che fa capo alla Lega Giovanile, a cui appartiene il primo ministro, Li Keqiang e l’ex presidente, Hu Jintao. Quest’ultima è stata oggetto di varie critiche della Commissione Disciplinare del PCC, che non solo l’ha accusata di essere “troppo elitista e inefficiente” ma l’ha pure punita dimezzandole il budget finanziario a disposizione.

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