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Joint-venture tra Ringier, SSR e Swisscom: quali rischi?

È notizia degli ultimi giorni la volontà di Ringier (secondo gruppo mediatico della Svizzera), SSR (servizio pubblico audiovisivo) e di Swisscom (numero uno delle telecomunicazioni) di unire le forze per la creazione di un’alleanza volta a contrastare la potenza dei giganti americani (Google e Facebook) nel mercato elvetico della pubblicità online. Si tratterebbe di raggruppare la commercializzazione delle offerte mediatiche e delle piattaforme pubblicitarie dei tre gruppi in seno a una nuova joint-venture.

La prima questione che sorge è se tale operazione otterrà, oltre all’assenso dell’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM), quello della Commissione federale della concorrenza (ComCo). Infatti tale unione porterebbe alla nascita della più grande agenzia pubblicitaria svizzera, in forma di società anonima, e il rischio di infrazione della Legge Federale sui cartelli non è da scartare.

Questo tipo di partenariato pubblico-privato è però interessante, in quanto potrebbe assumere un ruolo importante nel tentativo di arginare la presenza sempre più invasiva di colossi quali Google e Facebook. Le sole due firme infatti, possiedono una quota di mercato pubblicitario digitale svizzero che si aggira attorno al 50%. Oltre ad assumere un ruolo sempre più “totalitario” nella gestione di tale settore, è discutibile, quanto inquietante, il tracciamento pressoché perfetto di milioni di profili che i due giganti sono da tempo in grado di fare, anche grazie alla presenza della pubblicità su entrambe le piattaforme.

Resta però il considerevole dubbio su quanto la nuova joint-venture sarà effettivamente in grado di fermare il deflusso di capitali verso le piattaforme sopracitate. I dati infatti parlano chiaro: nel mese di luglio, per la quarta volta consecutiva, le spese pubblicitarie nei media sono calate dell’1,4% su base annua e, vista l’inclinazione del marketing di invadere e saturare ogni campo possibile, la tendenza sembra essere la medesima nel futuro.

Oltre a ciò, la joint-venture metterebbe in serio pericolo i media cartacei e i portali online più piccoli, che avrebbero sempre maggiori difficoltà a generare il denaro necessario a finanziare le proprie prestazioni pubblicitarie, mettendo così in pericolo la pluralità d’espressione. Per ora si può al massimo prevedere che la nuova alleanza avrà semplicemente un potere contrattuale maggiore rispetto a quanto ne avevano in precedenza le tre sigle prese singolarmente.

In attesa della sentenza della ComCo, quello che suggerisco per ora è di tassare gli introiti pubblicitari dei distributori quali google o dell’eventuale joint-venture, chiedendo inoltre alla stessa di garantire che i fondi ottenuti vadano a rafforzare le condizioni di lavoro all’interno delle redazioni, nonché a migliorare la pluralità e la qualità della stampa. Qualità che, come candidato vedo sempre più in declino, vista la continua discriminazione perpetrata dai media nei confronti delle liste minori, non da ultimo in questa campagna elettorale.

Alberto Togni, candidato al Consiglio Nazionale per il Partito Comunista (lista 12)

Alberto Togni

Alberto Togni (1994) è membro della Direzione del Partito Comunista (Svizzera) e consigliere comunale a Gordola. In passato ha ricoperto ruoli nel Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA).

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