Ambiente: Le soluzioni che creano problemi

Il problema ambientale è da contestualizzare con il processo riproduttivo dell’economia capitalistica. La fase economica attuale, quella della “finanziarizzazione” dell’economia, che ha avuto inizio con le diverse forme di deregolamentazione degli anni ‘70, è quindi una tra le maggiori cause del critico stato dell’ambiente.
Lo stadio attuale dell’economia ha portato alla dipendenza di quelle fonti energetiche che maggiormente si allineano con il metodo immorale della continua ricerca del profitto. L’uso del petrolio dovrà però, in futuro, venir soppiantato da un’altra forma di energia, semplicemente per due ragioni:
  • esso non è infinito: si stima che agli odierni ritmi estrattivi, il suo esaurimento avverrà tra il 2040 e il 2070.
  • La consapevolezza dei danni ambientali da parte della popolazione occidentale sta aumentando: si vive un aumento di organizzazioni politiche e non, a favore di una svolta più ecologica della società.

Le aziende capitalistiche hanno trovato già un’alternativa: il biocombustibile. Gli agrocombustibili sono proposti sia come alternativa al petrolio sia come mezzo per combattere il riscaldamento climatico globale, e per questo le maggiori imprese internazionali si stanno lanciando in questo nuovo mercato, che risulta essere però contrario alle necessità alimentari dei popoli.

Con l’accattivante e fuorviante termine “biocombustibile” ci troviamo di fronte all’ennesima truffa capitalistica: diffondendo la sostenibilità di questa fonte energetica le multinazionali potranno liberamente sfruttare i beni agricoli per il mercato energetico.

La teoria economica classica attesta che se la domanda supera l’offerta i prezzi crescono. Gli speculatori finanziari comprano dai contadini (principalmente del terzo mondo) il grano ad un prezzo molto basso, e fanno in modo che questo prezzo aumenti nel tempo, sostenendo artificiosamente la domanda e contenendo l’offerta, realizzando così forti guadagni; è chiaro che con questi meccanismi, i prezzi dei cibi di prima necessità subiscono aumenti molto elevati, tutto a scapito dei milioni di persone che muoiono di fame. La speculazione finanziaria sui generi alimentari quando, dati alla mano, attualmente più di 850 milioni di persone soffrono di sottoalimentazione, dovrebbe fare indignare.

Questo fatto è evidenziato sia dalla FAO (L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) che dalla Banca Mondiale: essi affermano che tra il 2007 e il 2008 si è registrato un aumento di circa l’88% del prezzo dei cereali ed in generale del 80% di tutte le granaglie.

Gli agrocumbustibili nuoceranno in maniera devastante anche sulle riserve d’acqua. Secondo l’Istituto Internazionale per l’Acqua, la produzione su larga scala di agrocombustibili provocherà nel 2050, il raddoppio dell’attuale fabbisogno idrico destinato all’agricoltura. Attualmente, circa l’80% del totale di acqua dolce consumata dall’uomo, è utilizzato in questo settore.

Dal punto di vista sociale la produzione in massa di agrocombustibile diventerebbe più dannosa del problema dell’inquinamento che si pensa di risolvere. La paura è che in un’economia immorale come questa, se gli agrocombustibili danno/daranno alle imprese maggiori profitti rispetto al mais, al grano, ecc. verrà privilegiata la coltura a scopo speculativo invece che a scopo alimentare.

È nostro compito affermare energicamente che mai si potrà conciliare un’adeguata politica ecologica ad un sistema economico votato all’espansione senza limiti del profitto.

Alessandro Lucchini, membro del Coordinamento della Gioventù Comunista (GC)

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