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Expo in città, tra impegno e danza

Expo all’Expo? O Expo in città? Mentre il baccanale fieristico prosegue con lo spirito goliardico di cui già abbiamo scritto, a cui si aggiunge il vergognoso trattamento riservato a chi ha partecipato anche solo a una manifestazione, a cui è negato l’accreditamento, la vivacità dell’Expo in città attrae molte persone, non solo milanesi, regalando un insolito movimento alla città canicolare.

Una locandina

L’associazione dei geologi organizza pranzi con le ricette di Michelangelo e Leonardo, ricordandoci che non esistono prodotti biologici se la terra è maltrattata e alterata con inquinanti. A fine giugno Vittorio Agnoletto ha promosso un importante convegno internazionale “Expo: nutrire il pianeta o le multinazionali?” con relatori come l’economista Susan George, padre Zanotelli, il vescovo della Patagonia cilena in conflitto con l’Enel, che sta acquistando le fonti d’acqua privatizzate, i leader di Via Campesina dall’India all’Africa. Il convegno ha giustamente denunciato che si scrive la “Carta di Milano”, ma ci si dimentica l’accaparramento delle terre, la privatizzazione dell’acqua e dei semi, le sovvenzioni pubbliche dell’Unione Europea alle grandi aziende dell’agrobusiness. Alla Triennale una divertente mostra racconta il piacere di mettersi a tavola lungo i secoli e al Mudec, Museo delle Culture, si ricorda il quartiere egiziano costruito per l’Expo di Milano del 1906 e si può visitare il padiglione del Perù, che ha trovato qui casa e non a Rho. In piazza Gae Aulenti prosegue la videoinstallazione “Panorama”, dedicata alle bellezze italiane che ha già avuto settantamila spettatori.

La Scala sta promuovendo un calendario estivo vivacissimo, a luglio ad esempio è in scena per la direzione di David Coleman e nella rivisitazione di Crivelli e Dall’Ara il balletto “Excelsior” ideato da Luigi Manzotti sulla musica di Romualdo Marenco, pensato per il teatro alla Scala di Milano, dove ha visto la sua prima l’11 gennaio 1881, tripudio positivistico dell’Ottocento, in cui l’Oscurantismo soccombe davanti alla Luce del Progresso, protesa verso una modernità elettrica, luminosa, fatta di trafori, piroscafi, lampioni e lampadine, per altro andato in scena anche per l’Expo di Milano del 1906. Sempre alla Scala il ritorno del grande Gioacchino Rossini, con la più famosa e sempre brillante tra le sue opere, “Il barbiere di Siviglia”, diretta con briosa giocosità da Massimo Zanetti. Lo spettacolo è l’occasione per un lungo colloquio con la ministra della cultura dello Zimbabwe, a cui manifesto solidarietà a tutto il popolo e al presidente Mugabe per la costante lotta contro l’imperialismo e il neocolonialismo.

I giovani della Scala
I giovani della Scala

Tra i protagonisti dell’estate scaligera i giovani dell’Accademia del Teatro alla Scala, nata per le giovani promesse della danza nel 1813, quando poteva, in omaggio al declinante Napoleone impelagato nelle sconfitte tedesche dopo la disfatta russa, chiamarsi “Imperial Regia Accademia di Ballo del Teatro alla Scala”. L’Accademia della Scala oggi si è allargata a giovani musicisti, cantanti, scenografi, sarti, tecnici di palcoscenico, manager, ma certamente la scuola di ballo ne resta il cuore, coinvolgendo 200 ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 18 anni. Un successo a fine aprile la “Cenerentola” di Prokofiev da loro rappresentata con tatto e in punta di scarpette allo Strehler. Incontro alcune di loro, Martina e Agnese, giovani, decise, determinate, consapevoli di essere state parte di una scuola tra le più prestigiose del mondo, insieme a quelle russe e dell’Avana, con loro il giovane Francesco, anch’egli proveniente dall’Accademia scaligera. Dopo otto anni di scuola, duri ma ricordati con emozione, tutti e tre sono felici ora di poter essere parte del corpo di ballo della Scala, un’esperienza che certo li aiuterà a lavorare anche in altri teatri europei. Il loro sguardo intenso e forte mi convince che andranno lontano, riusciranno a realizzare i loro sogni.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.

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