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Italiani all’estero. Roma vuole abbandonare i propri cittadini emigrati.

Dopo essere state rinviate per ben cinque anni in barba a ogni regola democratica, si sono finalmente svolte le elezioni per rinnovare i Comitati degli Italiani all’Estero (Com.It.es), ossia quelle assemblee elettive che devono svolgere una funzione di raccordo tra la comunità degli immigrati italiani e le sue associazioni, con le ambasciate, i consolati e le altre istituzioni italiane nell’ottica di affrontare i problemi dei cittadini italiani all’estero.

Il nuovo governo di Roma capeggiato da Matteo Renzi, già noto per il suo piglio autoritario che svuota di significato persino il parlamento, ha deciso di modificare le modalità di voto dei Com.It.es, snaturandone la tradizione democratica e partecipativa: in pratica i cittadini devono chiedere al consolato di poter esercitare il loro diritto di voto, per di più con una procedura lunga e burocratica: un invito di fatto a non partecipare, così da gettare le basi per la loro futura soppressione. Uno dei fiori all’occhiello della tradizione repubblicana italiana, che per anni ha rappresentato una dei più paesi più preparati a gestire i propri migranti con servizi all’estero capillari, presenza di sezioni sindacali e partitiche in ogni città europa in cui vivevano italiani, ecc. di fatto sta svoltando verso il loro abbandono.

I problemi di rappresentanza dei Com.It.es non sono però solo attribuibili alla linea autoritaria del premier italiano e del suo governo che unisce centro-destra e centro-sinistra per limitare ogni forma di dissenso e di pluralismo: in molti casi, infatti “l’elezione a membro dei Com.It.es è servito a questa o a quella cordata come trampolino di lancio alle successive elezioni politiche generali, con buona pace degli interessi dei cittadini italiani all’estero” denuncia la federazione europea del Partito della Rifondazione Comunista in un comunicato stampa. I comunisti ritengono quindi “improprogabile riaprire la discussione generale sulla rappresentanza degli italiani all’estero”, anche di fronte ai cambiamenti che ha vissuto la composizione stessa dell’emigrazione italiana in Europa.

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