Massimiliano Ay (Partito Comunista): “L’euro-scetticismo non va regalato a Verdi, UDC e Lega!”

Lo scorso 28 marzo il partito ecologista ticinese capitanato da Sergio Savoia ha convocato, senza riferimenti partitici, ma sotto le bandiere ticinesi una manifestazione “per la sovranità: il Ticino e la Svizzera non sono UE”, che prevedeva altri aspetti, alcuni anche piuttosto ambigui: “per un’autentica e rapida applicazione del 9 febbraio”; “contro l’UE della globalizzazione e della finanza”, “per il lavoro residente e la difesa del territorio e dell’ambiente”, “contro l’accordo truffa con l’Italia”, “per la volontà popolare e la democrazia diretta, sempre e comunque”. Il Partito Comunista ha discusso al suo interno dell’invito dei Verdi a partecipare: preso atto che non vi era alcun obbligo di sottoscrivere le rivendicazioni soprastanti in toto, la sfida è stata accettata e cioè spiegare come si interpreta da marxisti la critica all’europeismo e all’Unione Europea. Già qualche settimana prima i comunisti avevano adottato questa linea, partecipando – pur senza condividerne ogni aspetto (come la richiesta del Partito Socialista di tornare alla soglia minima franco-euro) – a una manifestazione del PS appunto, convocata teoricamente in difesa dei lavoratori vittime dei soprusi di alcune aziende ticinesi. Il Partito Comunista ha deciso così di stare nelle contraddizioni di un movimento di pensiero (quello genericamente euro-scettico) che va ben oltre i confini partitici dei Verdi o di altre sigle, ma che riguarda ampia parte dei ceti popolari e della classe lavoratrice di questo Cantone. L’equazione “Sinistra = PS = UE” non è insomma corretta e il Partito Comunista si vuole far promotore di una rifondazione della sinistra anche su questi concetti, sapendo aggregare nuove persone, sopratutto giovani che vogliano innovare il proprio essere progressisti e aperti al socialismo del XXI secolo. Di seguito pubblicano il discorso di Massimiliano Ay, segretario politico del Partito Comunista durante la manifestazione.

Cosmopolitismo non è internazionalismo!

“Vi porto il saluto mio personale e del Partito Comunista. Molti di voi si chiederanno che cosa ci fa un partito di sinistra, uno che, come me, si definisce ancora internazionalista, qui oggi in questa piazza con la bandiera del Ticino davanti. La domanda è legittima perché la sinistra maggioritaria per anni ha voluto far credere che essere europeisti equivalesse ad essere socialisti o comunisti, il che è falso. Anzitutto essere internazionalisti significa riconoscere la sovranità e l’autodeterminazione delle nazioni, la loro cultura e le loro tradizioni, e questo lo diceva il leader comunista Vladimir Lenin. Il resto si chiama cosmopolitismo ed è un’ideologia borghese trapiantata nella socialdemocrazia, ma che è estranea al movimento operaio.

L’UE è un insulto al socialismo!

“Pochi anni fa l’ex-presidente del Partito Socialista Svizzero Hans Jürg Fehr definiva l’Unione Europea “un progetto socialista”. E’ una sciocchezza colossale, un insulto ai tanti socialisti onesti di un tempo e ai lavoratori. L’UE di socialista oggi non ha niente: è l’UE delle banche, è l’UE della precarietà e della deregolamentazione del mercato del lavoro, è l’UE dell’austerità con cui si taglia a destra e a manca sul sociale e sulla scuola, è l’UE che promuove attivamente il neo-colonialismo economico con le sue multinazionali, ma è anche l’UE della guerra (ad esempio in Libia, un paese che era laico e controllava i flussi migratori) e dei colpi di stato (come in Ucraina, per costringere a rompere le relazioni con la Russia) e per di più al servizio degli Stati Uniti, i gendarmi del mondo. Tutto questo non è di sinistra, è semmai un insulto al socialismo!

Il disastro greco

“Guardiamo alla Grecia: prima dell’attuale governo formato da comunisti e patrioti, la Banca Centrale Europea aveva imposto un governo che non era stato eletto da nessuno: era stato imposto dai poteri forti di Bruxelles, bypassando non solo il popolo, ma l’indipendenza stessa dello Stato. Un paese senza sovranità popolare è una nazione in cui – al di là delle quisquiglie di forma – non vi sono in realtà vere istituzioni democratiche. Il commissariamento della Grecia non aveva solo portato alla perdita della sovranità, ma ha distrutto – in men che non si dica – quarant’anni di conquiste sociali ottenute spesso a caro prezzo da generazioni di lavoratori che oggi, organizzati dal sindacato PAME, dai comunisti del KKE e di SYRIZA, cercano di resistere con dignità e combattività a quella che viene definita come una vera e propria dittatura del capitalismo globalizzato. Lo sapevate che Bruxelles, durante gli scioperi in Grecia, aveva messo in moto le truppe della “EuroGendFor”, la famigerata Gendarmeria Europea? Le truppe si trovavano nascoste in una base militare nella città greca di Larissa, pronte a intervenire contro i cittadini rivoltosi. E questo la dovremmo chiamare integrazione europea e democrazia?

La nostra valuta non si tocca!

“Come Partito Comunista abbiamo rifiutato – quasi isolati a sinistra – al cambio fisso franco-euro: vincolare la nostra moneta alla valuta europea è stata una decisione pericolosissima che poteva far sprofondare il franco. E per lo stesso motivo abbiamo sostenuto l’iniziativa che veniva dalla destra, ma che era giusta, inerente le riserve auree della Banca Nazionale: svendere l’oro agli Stati Uniti è una vergogna!

Finalmente fuori dal Partito della Sinistra Europea!

“Oggi noi ribadiamo il nostro NO all’adesione, vera o strisciante che sia, del nostro Paese all’Unione Europea imperialista e guerrafondaia. E per far questo sono fiero di comunicarvi che il Partito Comunista non fa più parte del Partito della Sinistra Europea (SE), perché siamo un partito comunista indipendente, amico di tutti i popoli del mondo, ma ancorato alla nostra realtà per una Svizzera che sia neutrale, sociale e sappia cooperare con tutti i paesi, ma rifiutando le pratiche imperialiste e neo-colonialiste.

Il 9 febbraio continuiamo a ritenerlo un errore!

“Noi il 9 febbraio non abbiamo votato come ha fatto la maggior parte di voi: a noi non piaceva unire le questioni dei frontalieri con le questioni dei migranti economici, con le questioni dei ricongiungimenti familiari e di chi scappa da contesti fragili e da aree di crisi. E lo dico chiaramente anche oggi: quell’iniziativa a noi continua a non piacere! Il Consiglio federale si deve assumere la piena responsabilità politica di quel 9 febbraio. La subalternità del nostro governo nei confronti dell’imperialismo europeo e nel contempo la sua totale incapacità di affrontare i problemi sociali nelle zone di frontiera, così come spesso da noi indicato, è la causa di questa situazione. Bisogna introdurre al più presto i salari minimi per frenare il dumping, aumentare drasticamente il numero degli ispettori del lavoro, impedire le delocalizzazioni di siti produttivi nazionali e fermare la liberalizzazione del mercato del lavoro, nonché imporre in modo vincolante al padronato contratti collettivi di lavoro generalizzati. Nel contempo occorre riconvertire la nostra economia verso settori ad altissimo valore aggiunto. Chi oggi dice che bisognare rivotare per sbloccare la situazione creata il 9 febbraio sbaglia, e sbaglia gravemente! Rivotare significherebbe provocare e aizzare il malcontento. Il Partito Comunista dice invece di accettare che il popolo svizzero ha voluto dire basta ai diktat di Bruxelles, e di approfittarne.

Apriamoci alla cooperazione con i paesi emergenti

“La Svizzera non può chiudersi a riccio, non siamo autarchici, lo sappiamo: occorre favorire ora nel modo più esplicito possibile la cooperazione internazionale di tipo win-win: Berna si apra quindi a partnership strategiche con i paesi emergenti, con i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) cercando di limitare i danni economici con l’UE. La soluzione non è insomma la chiusura, ma lo sviluppo di relazioni di cooperazione nel contesto del multipolarismo che rifiutino le prassi neo-coloniali e che rispettino l’indipendenza dei popoli e i diritti dei lavoratori. La Svizzera lo può fare: ha un buon know how, ha una buona industria di punta, ha delle infrastrutture adeguate, ed è neutrale. Tanti paesi, meno arroganti di UE e USA, sarebbero disposti a costruire con noi un mondo mutipolare. Aprofittiamone! No quindi all’imperialismo europeo! No alla globalizzazione del capitale! Grazie a tutti per l’attenzione.

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