Fabio Scolari
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Vittoria della Rivoluzione cubana e nuove prospettive di sviluppo economico

Nel mese appena conclusosi la notizia che ha attirato maggiore attenzione nel mondo è stata sicuramente la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Cuba socialista e il più potente paese capitalista e imperialista gli Stati Uniti. Qualsiasi tipo di rapporto ufficiale tra i due stati si era interrotto subito dopo l’imposizione del famoso embargo nel 1962, in risposta alle radicali riforme effettuate in campo economico dal governo rivoluzionario, al clamoroso fallimento dell’invasione nei pressi della Baia dei Porci e alla “Crisi dei Missili”. L’indipendenza e la scelta socialista della piccola isola caraibica hanno da sempre rappresentato un affronto alla avida borghesia statunitense, che si è vista espropriata delle enormi ricchezze che controllava nei periodi precedenti alla Rivoluzione castrista.

Alla base di questo accordo, in verità molto ampio, che prevede inoltre la riapertura delle ambasciate, c’è stato uno scambio di prigionieri. Cuba ha rilasciato Alan Gross, condannato a 15 anni di carcere per spionaggio, mentre gli USA hanno liberato gli ultimi tre dei famosi cinque eroi cubani. Bisogna sottolineare però che a discapito delle dichiarazioni di Barack Obama sulla possibile fine del Bloqueo, come lo chiamano i cubani, bisognerà aspettare il voto del congresso americano a maggioranza repubblicana. La normalizzazione dei rapporti diplomatici è stata da sempre una richiesta e un obiettivo dei comunisti cubani, i quali hanno da sempre posto il rispetto tra modelli sociali differenti alla base della loro diplomazia internazionale.

Di fondamentale importanza è stato il ruolo da mediatrice svolto dalla Chiesa Cattolica durante i 18 mesi di negoziati segreti. Seguendo gli insegnamenti di Antonio Gramsci vogliamo svincolarci da un anticlericalismo “estremista” , pur rimanendo convinti della larga distanza tra le elaborazioni marxiste e leniniste da quelle cristiane, riconosciamo una profonda dignità del fenomeno religioso. Vediamo per questi motivi positivamente l’opera del nuovo Pontefice, il quale ha inoltre rifiutato di incontrare il perfido Dalai Lama molto probabilmente nella speranza di sbloccare i rapporti con la Cina comunista, che va a riposizionarsi lungo il sentiero tracciato della dottrina sociale elaborata dalla Chiesa Cattolica, chiudendo si spera finalmente la parentesi anti-democratica e anti-comunista di Karol Wojtyła. Molto interessante potrebbe essere il ruolo che il Vaticano sarebbe disposto ad assumere premendo in direzione di un riequilibrio dei rapporti di forza mondiali in ottica multipolare e quindi potenzialmente favorevoli alla pace.

Non vogliamo essere miopi e perderci in lunghe celebrazioni, pur riconoscendo l’incontestabile vittoria ideale e politica del popolo e del Partito Comunista Cubano, che ci sentiamo di paragonare per impatto sentimentale a quella ottenuta dal Vietnam, non possiamo non scorgere i pericoli di questa nuova situazione. Da queste colonne ci siamo schierati più volte a favore del nuovo processo di riforma del modello socialista cubano, che lo porterà molto probabilmente ad abbracciare molte delle innovazioni introdotte da tutti gli ultimi paesi socialisti. La nostra paura deriva dalla possibilità che un ritorno a relazioni economiche stabili con il gigante a stelle e strisce possa portare ovviamente effetti positivi come ingenti investimenti fondamentali per la crescita economica dell’isola e per l’aumento del benessere materiale dei suoi cittadini, ma anche a risvolti negativi come maggiori pressioni e pretese egemoniche statunitensi.

Quando la vecchia generazione di rivoluzionari per evidenti motivi di età dovrà abbandonare le posizioni di comando, nuovi e giovani quadri di partito dovranno ribadire la scelta socialista e allo stesso tempo guidare una trasformazione radicale del tessuto produttivo ed economico dell’isola. Lo stato cubano è chiamato dalla storia a compiere una nuova impresa “impossibile” cioè dimostrare nuovamente come non solo il comunismo non sia fallito, secondo una visione semplicistica e infantile propagandata dai media asserviti al pensiero neo-liberista di matrice statunitense, ma che la riforma e il superamento dei limiti del “modello sovietico” è possibile senza modificare il sistema di governo basato sul ruolo egemone del partito e ispirato alla concezione marxiana del potere e dello stato.

L’occidente capitalistico, attraversato da una delle sue più gravi crisi economiche, affila gli artigli e i sicuramente i suoi piani coloniali per soggiogare l’isola ribelle non sono stati di certo accantonati. Per questo motivo il popolo cubano unito e disciplinato sotto la guida del Partito, dopo aver conquistato l’indipendenza politica a seguito della Rivoluzione, deve lavorare ancor più duramente per raggiungere l’indipendenza economica,in quanto solo così potrà assicurarsi un futuro di pace e di benessere.

Fabio Scolari

Fabio Scolari

Fabio Scolari, classe 1995, dopo aver conseguito la maturità liceale, studia attualmente sociologia a Milano. Oltre a Sinistra.ch, collabora anche alla redazione del mensile “Voci del Naviglio”. E’ membro del direttivo dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) di Trezzano.

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