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I manifestanti di Hong Kong

La Cina è in cammino verso il progresso e la costruzione del futuro. Da 65 anni il governo di Pechino e i suoi dirigenti operano per la pace mondiale e uno sviluppo rispettoso dei popoli e dell’ecosistema, totalizzando il record mondiale pro capite di pannelli solari e di automobili elettriche o ibride.

A Hong Kong i giovani sono stati alcuni giorni in piazza, protestando contro il sistema politico cinese che coinvolge, fin dalle più piccole realtà sociali di base, i cittadini nella scelta dei responsabili dell’amministrazione pubblica. È questa una tradizione socialista che deve essere rispettata quanto altri sistemi. In Occidente il sistema dei partiti che si alternano per praticare le stesse politiche (popolar – conservatori e socialdemocratici in Europa, democratici e repubblicani negli Stati Uniti) non è più democratico, anzi forse lo è meno.

Alcuni giovani che sono in piazza certamente agiscono perché sono contrari alla Cina e al socialismo e vogliono essere uno strumento di quella sempre spiacevole egemonia politica e culturale che l’Occidente cerca di imporre al mondo per garantire gli interessi economici degli Stati Uniti e dei suoi alleati.

Altri probabilmente sono confusi e non si rendono conto della realtà e della sua complessità, soprattutto per loro il governo cinese sta compiendo uno sforzo per convincerli dell’importanza e della fortuna di fare parte della Cina. Il dialogo avviato dal governo di Hong Kong e l’immediato ridursi dei manifestanti a poche decine è la dimostrazione di come chi pretendeva di creare uno scontro tra governanti e governati si sia sbagliato.

A questi ragazzi andrebbe in ogni caso ricordato come sia ben strano che protestino contro la democrazia cinese di oggi, ma non abbiano mai protestato contro il governatore britannico, che nessuno eleggeva, ma era imposto dal governo di Londra senza consultare i cittadini di Hong Kong. Allo stesso modo andrebbe spiegato loro che la straordinaria politica delle nazionalità praticata dalla Cina è un esempio per tutto il mondo. Insomma lo spazio per collaborare c’è, anche con gli ultimi pochi manifestanti, purché gli studenti cerchino davvero il dialogo e non una sterile contrapposizione funzionale agli interessi anticinesi.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.

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