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Festival del film: contraddizioni e impegno sociale fra Cina e Russia

L’anno scorso a Locarno Nikolai Borodachev, direttore del Gosfilmofond, cineteca russo-sovietica, la più grande del mondo, aveva detto: “quando i grandi Festival ospitano film russi o cinesi, l’intento è quello di invitare pellicole denigratorie dei due paesi”. Non sappiamo se questa fosse la recondita volontà che si celava dietro la proiezione di “Sud eau nord deplacer” di Antoine Boutet e girato in Cina e del russo “Durak” di Yury Bykov, tuttavia anche lo fosse stata, è stata travolta della forza delle immagini. Uno spettatore molto superficiale potrebbe dedurre che esiste corruzione politica in entrambi i paesi, ma, per altro, in quale paese non esiste?

Nel primo caso ci troviamo di fronte ad un documentario ricco di suggestioni e di fotgrammi quasi fotografici che mostrano lo straordinario sforzo del popolo cinese e del Partito Comunista nella costruzione di una diga, quella che dà il nome al film, “Nan shui ben diao”, chiamata a garatire acqua alle campagne e ai grandi centri urbani, nonché irrigare le zone di riforestazione. Ovviamente gli anziani chiamati a lasciare le loro case protestano, i lavori non sempre brillanti per la realizzazione delle nuove abitazioni, anche per la sottrazione di denaro pubblico da parte di alcuni politici, mostrano imperfezioni. Tuttavia proprio la denuncia di tali comportamenti scorretti è il segno di una vivacità politica e di una partecipazione significativa dei cittadini, i quali anche attraverso la rete internet, riescono a proporre temi di discussione che col tempo diventano anche di dominio pubblico e di interesse per il mondo della politica. Insomma un’ulteriore tappa nella costruzione del socialismo cinese.

“Durak”, termine russo che potremmo tradurre con “testardamente stupido”, è un film magistralmente realizzato, con grandi e bravi attori, racconta alcuni casi di corruzione politica, in cui si è rubato sui materiali di costruzione, costringendo i cittadini a vivere in case pericolanti. Tuttavia non sono i furbi e i ladri gli eroi, anzi, la denuncia del malaffare è proprio l’essenza del film che esalta il padre del protagonista, un uomo onesto, come il figlio Dima, il quale, a prezzo della vita, come nella migliore tradizione del cinema sovietico di carattere pedagogico e didattico, mostra l’esempio di quale deve essere la dignità e la moralità di un cittadino nei tempi presenti, quelli in cui la Russia del presidente Putin è chiamata a svolgere un ruolo planetario di pace e di pacificazione, contro derive e tentativi espansionistici e aggressivi dell’imperialismo. Una pellicola emozionante quindi e capace di mostrare in una splendida luce gli eroi dei tempi presenti e futuri.

È interessante osservare come i cittadini che Dima vuole difendere siano stati degradati a sottoproletari senza coscienza di classe, dopo essere stati proletariato in tempo sovietico. Forse anche per questo non riconoscono il lavoro da lui svolto a loro vantaggio e l’uccidono. Un ulteriore ammonimento che invita i cittadini a farsi di nuovo protagonisti delle proprie vite e non restare passivi soggetti sociali.

Due film capaci di mostrarci il cammino di democrazia e partecipazione e la volontà di contrastare la corruzione di queste due grandi nazioni.

Massimiliano Ay, redazione di #politicanuova

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