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Perché affossare un Contratto Collettivo in un periodo di crisi?

I personalismi, i partitismi, gli individualismi non portano che al degrado della nostra società. Non riuscire a staccarsi dall’ordine del partito, dalla logica del voto contrario perché lo dice il proprio schieramento politico, senza minimamente valutare le conseguenze nefaste del proprio voto, portano solo all’irrazionalità e al degrado sociale. Ho partecipato all’assemblea straordinaria di SCuDo voluta da tutti coloro che credono nell’importanza della salvaguardia dei contratti collettivi di lavoro e che vogliono correggere la decisione del comitato di SCuDo di rompere il contratto collettivo di lavoro. Mi chiedo e ho chiesto all’Assemblea a quale scopo si voleva ad ogni costo rompere un contratti che ha regolato in maniera equa, solidale e normalizzante i rapporti tra lavoratori e padronato, senza nemmeno aver chiesto il parere del personale. Solo chi si sente il padre e padrone di un’Associazione può pensare di rompere la pace del lavoro e amplificare il pericolo del dumping salariale in tutto il settore aiuto domiciliare, che in Ticino impiega 1500 persone. Sappiamo tutti che solo attraverso l’introduzione di contratti collettivi di lavoro cantonali si può eliminare il gioco al ribasso dei salari ed evitare la concorrenza sleale tra lavoratori indigeni e frontalieri.

Al contrario SCuDo, e soprattutto i membri del suo comitato, dimenticando l’utilità per il personale d’avere un contratto collettivo di lavoro,  preferisce giocare e sfidare i sindacati ad un gioco che sicuramente vedrà in futuro quale perdente il lavoratore. Voglio ricordare ai lettori che l’85% delle spese di gestione di un’associazione come SCuDO è riferito ai salari del personale e, se un domani l’associazione si trovasse in difficoltà, in mancanza di un CCL, state certi che il primo conto a venir decurtato sarà il conto salari.

A sua volta l’Ente sussidiante (DSS) che eroga, tramite dei contratti di prestazione, il proprio contributo finanziario a SCuDo, vive in un immobilismo assurdo. Non riesco a capire cosa aspetta ad intervenire e a dare delle direttive chiare. Io do a te un contributo tramite contratti di prestazione e tu dai al cittadino che lavora per l’ente in questione un contatto di lavoro rassicurante e normalizzante. Sono sicuro che con una contrattazione chiara e rispettosa migliorerebbero anche le prestazioni erogate agli utenti, che hanno bisogno di personale valido, preparato e motivato.

Solamente attraverso l’introduzione di un salario minimo e il potenziamento dei contratti collettivi di lavoro si potrà eliminare lo spettro del dumping salariale e migliorare le condizioni di lavoro di tutti i lavoratori.

Roberto Martinotti, presidente del sindacato VPOD

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