Sono un gay, cristiano, razzista, spacciatore, omofobo, assassino

Marin Mikelin
Marin Mikelin

“Sono un gay, cristiano, razzista, spacciatore, omofobo, assassino. E faccio il poliziotto”. Così l’attore Matt Burnham definisce, durante la conferenza stampa presso Palazzo Morettini, l’agente di polizia Duke, personaggio da lui interpretato nell’ultima pellicola firmata Quentin Dupieux. Il regista francese si presenta alla 66a edizione del Festival del film di Locarno con Wrong Cops (letteralmente: Sbirri Sbagliati/Errati) suo quinto lungometraggio, il terzo proiettato in Piazza Grande dopo Rubber (2010) e Wrong (2012). Il film girato a Los Angeles con la partecipazione della rockstar americana Marilyn Manson, nei panni di David Dolores Frank – un giovane appassionato di musica techno –, ruota attorno alla vita di cinque agenti dello stesso dipartimento poco dediti ai loro doveri in quanto forze dell’ordine, ma molto più impegnati a svolgere attività illegali, ricattare e abusare del proprio potere. Questi sono gli atteggiamenti assunti dai personaggi del film e proposti in chiave ironica, ma sfortunatamente agenti di polizia che si comportano in questo modo esistono veramente.

Duke è un concentrato di scorrettezza posto nel film per mostrare l’apoteosi del poliziotto sbagliato. Possiede le caratteristiche peggiori per svolgere il suo ruolo e vive fuori dalla realtà, come tutti i personaggi del lungometraggio. Dupieux ironizza su situazioni che si verificano nella vita reale e alle quali non si riesce a mettere rimedio nonostante tutti sappiano che questi avvenimenti accadono di continuo. L’ossessione verso un particolare tipo di musica elettronica da parte Duke lo porta a cercare di obbligare Manson, legandogli le mani e portandolo nel salotto di casa, ad ascoltare e convincersi che ciò che lui considera della bella musica è veramente la migliore. Questa imposizione dei gusti musicali è presente su tutto l’arco del film e rispecchia l’imposizione di un ideale, di un modo di percepire le cose tipico di molti Stati in cui il cittadini si illude di essere tutelato e libero. Quando poi David Dolores Frank decide di sporgere denuncia riceve un trattamento poco collaborativo e l’agente un questione è più interessato ai $13’000 estorti ad un collega attraverso un ricatto piuttosto che all’abuso di potere riportato da David. La rivendicazione dei propri diritti ha quindi fallito e paradossalmente chi ha violato la legge dovrebbe esserne il garante.

Stesso scenario si presenta quando un collega di Duke estorce il numero di cellulare di una donna attraverso un falso controllo al veicolo. Il giorno stesso la donna viene convocata per ‘discutere in merito alla sua situazione’, ma arrivata al luogo d’incontro (un parcheggio) l’agente estrae la pistola e dice “Show me your breasts!” (Fammi vedere i seni). Questo è un caso evidente in cui l’autorità abusi del suo potere per cercare di estorcere un beneficio personale; l’unico modo che la donna ha trovato per opporsi non è stato sporgere denuncia, ma riempire il volto dell’agente di spray al pepe. La reazione forte, decisa ed immediata del cittadino è quindi l’unica possibilità di difesa contro gli abusi perpetrati dagli organi del potere.

In Wrong Cops non bisogna fermarsi alla semplice immagine di film ironico e ‘no-sense’, ma vanno colti i messaggi di disagio sociale che esso mette in mostra ricordando che, tristemente, certi tipi di comportamenti vengo veramente assunti da chi in realtà ci dovrebbe tutelare: poliziotti, ma anche politici e capi di stato.

Più di una volta nel lungometraggio viene ripetuta la frase: “This is not a movie” (Questo non è un film) ed effettivamente, nella vita reale, certe situazioni si verificano realmente.

Marin Mikelin 

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su: TicinoLibero.ch

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