L'autore Mehmet B. Gültekin
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La più grande lezione degli ultimi decenni alla sinistra turca

Non sarebbe sbagliato dire che in questo periodo stiamo osservando il movimento di massa più grande nella storia della Repubblica di Turchia.

Ogni movimento popolare educa e trasforma lo stesso popolo che l’ha creato e, senza dubbio, le forze politiche che partecipano a questo processo vengono influenzate molto di più rispetto ad altri soggetti individuali.

 Da questo punto di vista, si può notare come sia stata data una risposta ad uno degli argomenti più discussi tra i comunisti turchi negli ultimi 40 anni.

La linea contro Atatürk e la bandiera nazionale

L'autore Mehmet B. Gültekin

Una parte importante della sinistra turca, iniziando da İbrahim Kaypakkaya, ha pensato che attaccare il Comandante Mustafa Kemal Atatürk e la bandiera turca fosse un “obbligo rivoluzionario”.

Il pensiero kemalista è così stato accusato di essere “fascista” o “ultra-nazionalista”.

L’uso della bandiera turca è stato considerato un atto “razzista”. Nelle manifestazioni della sinistra – tranne quelle organizzate dal movimento sorto intorno al giornale “Aydınlık” (prima denominato Partito Rivoluzionario degli Operai e dei Contadini di Turchia TİİKP, poi Partito Socialista SP e oggi Partito dei Lavoratori İP); dal movimento Yön (movimento storico guidato dall’accademico kemalista-ba’thista Doğan Avcıoğlu) e dal movimento Vatan (diretto dal marxista-leninista Hikmet Kıvılcımlı, oggi rappresentato dal Partito della Liberazione Popolare HKP) – non si portavano le bandiere nazionali. Quei comunisti che manifestavano con la bandiera turca venivano spesso attaccati in piazza.

 L’opposizione alla bandiera turca e ad Atatürk è sempre stata una caratteristica in comune negli ultimi 30 anni delle forze separatiste appoggiate dell’Occidente. Siccome tanti comunisti si sono drammaticamente alleati con i separatisti in questo periodo, la nozione del “socialismo senza legame nazionale” è stata difesa fanaticamente.

Il risultato di questo approccio è stato purtroppo l’allontanamento dei comunisti dalle masse oppresse.

La linea di “Aydınlık”

"Aydinlik" nel 1970 e nel 2013

Il movimento sorto intorno al giornale “Aydınlık” è stato uno dei pochi movimenti marxisti che si sono opposti a questa posizione e ha lottato nella sfera ideologica e politica contro i gruppi che rifiutavano i valori rivoluzionari nazionali. “Aydınlık” ha provato a spiegare agli altri comunisti che non si poteva lottare contro l’imperialismo rifiutando i valori di carattere nazionale e rivoluzionario condivisi dalle masse oppresse, le quali sono sempre potenzialmente rivoluzionarie. Tutte le nazioni nel mondo cercano di ricordarsi le rivoluzioni precedenti quando decidono di lottare per un nuovo passo avanti.

 In questo quadro, la nostra Guerra d’Indipendenza è stata una delle prime lotte contro la fase superiore del capitalismo, cioè l’imperialismo. Essa, insieme alla Rivoluzione d’Ottobre, ha segnato l’inizio di una nuova epoca. 

La nostra Rivoluzione Repubblicana è stata una lotta esemplare contro il feudalesimo in tutto il Mondo Oppresso. 

Il programma economico socialista che abbiamo progettato negli anni ’30 è originale ed è un pioniere dei modelli che oggi sono applicati in vari paesi socialisti e in via di sviluppo.

Perciò l’eredità dei rivoluzionari kemalisti è un grande vantaggio per noi, anche perché essa è la base sulla quale costruiremo la società di domani.

Gli attacchi

Sede centrale ad Ankara del Partito dei Lavoratori

Il Partito dei Lavoratori (İP), espressione dal movimento sorto intorno ad “Aydınlık” è stato accusato di essere “ultra-nazionalista” per aver difeso questi valori.

 Infatti alcuni ci hanno chiamato “lupi maoisti”.

Però adesso, il messaggio delle masse è chiaro:

 il Popolo è sceso in piazza spontaneamente con le bandiere turche e le immagini di Mustafa Kemal Atatürk. 

I nostri cittadini di diverse provenienze politiche si sono uniti nello slogan “siamo i difensori di Mustafa Kemal”!

 Il movimento popolare ripudia qualsiasi posizione che si oppone alla figura di Atatürk e alla bandiera nazionale. 
Quelli che si distanziavano dalla bandiera turca, ora invece la mettono sulle copertine delle proprie riviste. Quelli che non potevano neanche tollerare l’aggettivo “nazionale” adesso ci ripensano.

A questo punto, affermazioni come “la bandiera turca è stata ripresa dai reazionari” o “ci opponiamo comunque all’idea di un governo di unità nazionale” non hanno alcun senso. Il nostro popolo, con le sue bandiere e il suo Comandante, lotta anche per l’unità nazionale e la sovranità del paese, le quali sono incarnate nell’idea del governo di unità nazionale.

Una grande lezione rivoluzionaria

La lezione che il movimento popolare ci ha insegnato è questa:

il prossimo passo nella nostra via rivoluzionaria è la realizzazione della Rivoluzione Nazional-Democratica, ovvero il compimento della Rivoluzione kemalista. I simboli di questo passo sono, senza dubbio, la bandiera turca e la figura del Comandante Mustafa Kemal Atatürk.
 Nessun forza politica riuscirà a unire le masse oppresse nel nostro paese opponendosi a questi simboli.

Non si può pensare di una rivoluzione in Turchia che ripudi il kemalismo. Non si può pensare a una rivoluzione in Turchia che ripudi l’esperienza repubblicana.

Mehmet Bedri Gültekin, membro della Direzione Nazionale del Partito dei Lavoratori (IP) di Turchia

(Traduzione a cura di: Aytekin K. Kurtul)

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