L’Occupazione dell’UNIBE raccontata da chi l’ha vissuta

BERNA – Nell’ambito delle proteste studentesche contro l’economizzazione degli studi superiori, anche l’Università di Berna è stataoccupata. Al termine di un corteo svoltosi il 17 novembre era sorta la proposta di entrare nell’edificio principale e occupare l’aula magna.L’occupazione era così anticipata di un giorno rispetto al programma. L’idea di anticiparla è risultata sulla base di una riflessione tattica: dato che la manifestazione aveva riunito diverse centinaia di persone, l’occupazione immediata avrebbe riscosso più successo. Attorno alle ore 18 trecento studenti si sono quindi addentrati nell’edificio e stabilendosi nell’”AULA”. Si sono formati i primi gruppi di lavoro: per organizzare la sicurezza, un “info-point”, un comunicato stampa e la cena. Durante la prima assemblea la partecipazione da parte degli studenti è numerosa; la delegata della SUB, l’associazione ufficiale a cui ogni studente fa parte automaticamente dal momento dell’iscrizione all’università, comunica l’appoggio ideale all’azione. È un gesto positivo, anche se la SUB non prende in manol’organizzazione politica della lotta. Ciò è solo in parte spiegabile col rischio di divieto della stessa organizzazione da parte del parlamento.
I problemi sorgono quando inizia la discussione sui contenuti del comunicato stampa. Nella bozza sono, giustamente, contenute delle rivendicazioni concrete: è in corso una revisione della legge che prevede la possibilità di aumentare le rette e la limitazione della partecipazione democratica di professori e studenti. Ad esempio verrebbe abolito il senato accademico e sostituito da un “Beirat”, che dirigerebbe l’università come un’azienda. Le rivendicazioni contenute nel comunicato fanno riferimento diretto a ciò e si parla pure della problematica del trattato di Bologna. Sono però presenti studenti libertari contrari a qualsiasi rivendicazione che si rifaccia alle vie istituzionali; c’è pure chi propone di estendere il contenuto dell’occupazione ad altri problemi della società in generale. Dopo un’agonizzante paio d’ore, molti degli studenti presenti cominciano a dileguarsi. Si decide di posticipare la discussione al giorno successivo e di diramare il comunicato senza le rivendicazioni, scelta che re. L’assemblea si chiude con il saluto del segretario del PC Massimiliano Ay, che porta, in veste di ex coordinatore del SISA, i saluti di solidarietà dal Ticino e sottolinea l’importanza di un’organizzazione sindacale di base.
Il giorno dopo si formano altri gruppi di lavoro. Oltre all’organizazzione politica si formano i gruppi per le attività ricreative, quali concerti e cineforum. Un altro gruppo si occupa di elaborare un modo di prendere le decisioni: si imporrà un assemblearismo spinto, in cui le decisioni sono stabilite solo se non esiste alcuna voce contraria. È per questo motivo che la formulazione e la pubblicazione delle rivendicazioni si protrarrà per parecchi giorni (avviene solo il 23 novembre), facendo crescere il numero di voci critiche nei confronti dell’azione e correndo il rischio di perdere totalmente l’appoggio della base. Questo problema si presenta spesso nei movimenti libertari: il rifiuto delle vie istituzionali, l’incapacità di formulare critiche precise, con la conseguente impossibilità di coinvolgere la base, porta spesso al naufragio diazioni di questo tipo. La Gioventù Comunista ha cercato di influenzare gli avvenimenti, tentando di spingere all’emanazione dirivendicazioni concrete, in modo da affermare la legittimità dell’occupazione stessa. Inoltre auspicava una lavoro maggiore fra la base: avrebbe preferito una manifestazione a livello nazionale, piuttosto che allungare oltremodo l’occupazione dividendosi dal sentimento della massa. L’occupazione dell’Aula di Berna viene infine terminata volontariamente il 25 novembre.
Il fatto che dopo quasi 30 anni gli studenti tornino a lottare (in tutto il mondo!) contro l’ecomomizzazione degli studi e la conseguente segregazione sociale è da valutare in modo positivo. Ora si tratta di continuare, perché l’accesso agli studi superiore non venga ristretta a un’elite economicamente e socialmente avvantaggiata! È prioritaria un’organizzazione pragmatica del movimento. Il compito dei comunisti sta ora nell’impegnarsi attivamente in esso spingendo verso una sua organizzazione strutturata.

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