Roma: dagli uffici del governo vengono lanciati lacrimogeni sugli studenti. Nuova morsa autoritaria?

Razzi sui manifestanti a Roma

Le immagini dell’Agenzia giornalistica televisiva “ReteNews” e il video pubblicato sul sito del quotidiano “La Repubblica” confermano il lancio di razzi lacrimogeni dal palazzo del Ministero della Giustizia italiano sui manifestanti, perlopiù liceali, in via Arenula a Roma, durante il corteo studentesco del 14 novembre scorso. Il contesto era la giornata di mobilitazione europea dei giovani contro le misure anti-sociali di “austerity” con cui le classi dirigenti dei paesi dell’UE tentano di far pagare la crisi economica, non ai banchieri che l’hanno creata, ma ai lavoratori e agli studenti.

Persino Leo Beneduci, segretario nazionale del sindacato della Polizia penitenziaria (Osapp), a cui aderisce il corpo di vigilanza che tutela la sicurezza degli uffici ministeriali, si è detto “sconcertato” dalle immagini che mostrano lacrimogeni a strappo scendere dalle finestre del palazzo di via Arenula e ha affermato: “non sono in dotazione degli uomini in sede, erano in uso nelle carceri diversi anni fa”. La situazione si fa quindi molto torbida e si teme che il governo italiano, di fatto commissariato da Bruxelles, abbiano deciso di iniziare una “strategia della tensione” per poter gestire il forte disagio sociale dovuto alle misure di risparmio che stanno impoverendo le fasce deboli della popolazione. Bisogna reprimere le proteste per creare un senso di paura e di impotenza nei settori popolari pronti a scendere in piazza e creare invece altre forme di controllo sociale e culturale per mantenere il consenso nel resto della popolazione abituata a non interessarsi di politica e conseguentemente a chinare il capo.

 

Ferito dalla polizia spagnola

Immediata la reazione della sinistra italiana, sconcertata: “Lanciare candelotti lacrimogeni dalle finestre del ministero della Giustizia può essere anche colpa di qualche matto, ma evidenzia un’omertosa e tragica complicità”. Lo afferma Manuela Palermi della segreteria nazionale del Partito dei Comunisti Italiani (PdCI) che chiede le dimissioni del governo su un episodio così grave. “Al Ministero c’è un sistema di sicurezza notevole. Non si lanciano candelotti lacrimogeni se non si hanno complici che permettano di farlo. E’ una pagina allarmante della storia d’Italia, è la dimostrazione – prosegue Manuela Palermi – di una sospensione della democrazia come avvenne per i fatti di Genova. Quando nella sede del ministero di un governo avvengono fatti di tale gravità, quando si permette alla polizia di entrare per fare ‘ordine’, quel ministero, anzi quel governo deve immediatamente presentare le dimissioni”. Orazio Licandro, sempre del PdCI, invitare ad andare “a votare in fretta, chiudiamo la stagione dei tecnici, si eserciti la democrazia e venga ridata voce alla politica”. Sulla stessa linea d’onda anche il governatore della Puglia e leader del partito “Sinistra-Ecologia-Libertà”, Nichi Vendola, che parla di sospensione dello stato di diritto per quanto successo durante la manifestazione studentesca nella capitale e chiede che “il governo stabilisca una norma di civilità immediata: il riconoscimento, attraverso un numero di identificazione sul casco, di tutte le forze dell’ordine”.

Assemblea studentesca

Ma non solo a Roma si sono registrati abusi di polizia contro gli studenti. In quasi tutte le città italiane i giovani sono stati bersaglio dei poliziotti e dei militari dei Carabinieri. Il sindacato “Unione degli Studenti” (UdS) riferisce, fra le altre cose, che a Firenze le forze dell’ordine hanno caricato un corteo e “tra i feriti è rimasto coinvolto un membro del Coordinamento Studenti Medi, che pur essendo disarmato e con le mani alzate, è stato colpito ripetutamente al volto”. I sindacalisti studenteschi continuano: “Alle questioni sociali sollevate, non è arrivata nessuna risposta politica, ma – puntualizzano dall’UdS – si è delegato ogni risposta alle forze dell’ordine schierate in piazza. Fanno eco i giovani comunisti della FGCI guidati da Flavio Arzarello, i quali hanno diramato una nota in cui si dice: “La criminalizzazione delle proteste in corso in queste ore da parte di importanti esponenti del governo dimostra che i tecnici non hanno alcuna dimestichezza con le pratiche democratiche che trovano nel dissenso un momento fondante”.

Il sindacato studentesco italiano

Per tornare a Roma e al lancio dei lacrimogeni dall’alto sulle teste di minorenni, va segnalato da un punto di vista giuridico, come vi sia stato un uso militare di un Ministero della Repubblica italiana. C’è puzza di fascismo, insomma: pare che per gestire il malessere derivato dalla crisi, ci si avvii verso strette autoritarie e securitarie, unica via per l’élite del paese per gestire l’esplosione di conflittualità e ribellismo sociale. Tutto ciò peraltro in Italia lo vediamo da anni: se prima con il governo di destra (ma almeno democraticamente eletto) di Silvio Berlusconi si avevano le prime avvisaglie dell’involuzione autoritaria con il ritorno del partito fascista (rinominato “Alleanza nazionale” e poi confluito nel “Popolo della Libertà”) al governo e con le decisioni berlusconiane adottate per decreto senza passare dal parlamento; ora con quella che è ormai una “dittatura finanziaria” di Mario Monti, tecnocrate della destra economica dura e pura, non eletto dal popolo, ma imposto dalla Banca Centrale Europea come primo ministro, mettendo sotto sequestro l’indipendenza stessa del paese, la problematica diventa netta. Monti, non dovendo rispondere a nessun partito, a nessuna maggioranza parlamentare, a nessun elettore, fa quello che Bruxelles ordina: tagli nel sociale, distrugge la scuola pubblica e vara aiuti alle scuole private della setta integralista di “Comunione e Liberazione”, e ora manda i reparti delle forze di polizia contro gli operai in sciopero e contro gli studenti in lotta, arrivando anche a far massacrare di botte dei ragazzini.

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