Famiglie monoparentali: rischio precarietà economica!

La crisi economica avanza e con essa il processo di “socializzazione delle perdite” che, come di consueto, punisce chi non ha minimamente contribuito al determinarsi di questa situazione, ovvero la classe dei salariati, e in particolar modo gli strati più deboli della società.Tra quest’ultimi balza raramente agli onori della cronaca una realtà sociale estremamente diffusa, quella delle economie domestiche monoparentali: trattasi di quei nuclei famigliari in cui tutto il peso relativo il sostentamento dei figli è a carico di un solo genitore, il quale deve riuscire a provvedere con un solo stipendio agli innumerevoli oneri finanziari ed umani che ciò comporta. Non meno complessa è la situazione dei figli, sui quali una simile situazione, come vedremo, può influire in maniera decisiva sia sulla crescita che sulle prospettive d’inserimento nella società. Una situazione particolare, ma da considerarsi ormai ampiamente generalizzata, dato che soltanto in Svizzera si stima che grossomodo 400’000 tra genitori “single” e minori siano confrontati con questa realtà. Nel Canton Ticino, dati del 2000, si contava una famiglia su sei composta da un solo genitore – quasi sempre una madre – per un totale di 21’000 persone.


Il rischio della precarietà

Un recentissimo studio commissionato dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) alla Facoltà di Scienze Economiche e Sociali dell’Università di Ginevra, basato sull’analisi dei dati fiscali del 2006 del Canton Berna, ha permesso di fare parzialmente luce su questa annosa problematica, confermando che le economie domestiche monoparentali, soprattutto le madri con più figli, sono fortemente esposte allo spettro della precarietà. Tale studio rivela che il reddito totale mediano dei padri soli è pari a 65’000 franchi, contro i 54’000 della madri sole, con variazioni relative l’età, il sesso e il numero di figli: risulta in sostanza che le donne hanno in assoluto redditi più esigui rispetto agli uomini, e che i contributi di mantenimento riequilibrano soltanto in parte la situazione. Sono poi stati fissati i criteri di definizione dei redditi “modesti”, e di quelli “molto modesti”, ovvero il 60% e rispettivamente il 50% del reddito equivalente dell’insieme dei contribuenti del Canton Berna. Nel complesso, stando ai dati rivelati dallo studio, il 10% delle persone sole – cioè senza figli, oppure con figli che vivono in un’altra economia domestica – presenta un reddito “modesto”: una percentuale che aumenta per i padri soli (16%), e che lievita nettamente per le madri sole (30%).La parte essenziale delle entrate, fatta eccezione per i contributi di mantenimento, che valgono circa un terzo del reddito totale, è rappresentata dal reddito da attività lucrativa. Tale reddito da lavoro tra le madri sole è pari a 34’900 franchi, un somma inferiore di ben 16’600 franchi a quella percepita mediamente dalle donne sole – che, come detto, non hanno però figli a carico. I padri soli guadagnano invece in media 36’000 franchi in più per un totale di 71’000 franchi all’anno, ovvero più del doppio! Un fattore determinante di questa situazione è verosimilmente la tendenza delle madri ad occuparsi dei figli: ne consegue che sono meno attive nel mondo del lavoro, il che si aggiunge al fatto che generalmente le donne sono pagate meno in confronto agli uomini. Un’altro dato interessante è dato dalla tendenziale impossibilità da parte dei gruppi studiati di accumulare dei risparmi, il che alimenta notevolmente il rischio per queste persone di trovarsi in stato di precarietà economica anche dopo il pensionamento.Una realtà complessa, le cui sfaccettature potrebbero essere svelate in maniera ancor più approfondita, ma quanto detto è già sufficiente per palesare una situazione particolarmente difficile, che tutta una serie di tagli allo stato sociale, operati con particolare veemenza in questi momenti di crisi economica non fa altro che aggravare all’inverosimile. Tutto ciò all’insegna di una logica perversa che vede prioritari gli interessi dell’apparato finanziario che questa crisi l’ha generata, e che ora necessità di succhiare ogni umore alle lavoratrici e ai lavoratori per potersi salvare.


Talis mater talis filius

L'auotre, Janosch Schnider, è consigliere comunale a Mesocco

Si parla dunque di precarietà economica in un paese in cui il 10% della popolazione detiene il 71% della ricchezza complessiva – dati del 2008, e nel frattempo la situazione è peggiorata. Precarietà che genera altra precarietà. Se spostiamo l’attenzione non più sulle madri sole – uscite con le ossa rotte da questo studio – e sui padri soli, ma sui loro figli, potremo constatare una vera e propria ereditarietà di questi mali sociali.Le difficoltà che vengono a crearsi all’interno delle famiglie monoparentali non sono soltanto di natura economica, come abbiamo potuto ben verificare, bensì, come diretta conseguenza, anche di tipo esistenziale: sovente la spaccatura della famiglia classica porta con se strascichi di conflittualità che incidono in maniera molto pesante sulla psiche dei figli, che – soprattutto se in età precoce – rimangono segnati in maniera indelebile, dando così ampio spazio a fenomeni di disagio sociale che poi, anche in là negli anni, si manifestano in maniera molto variegata: nei rapporti umani coi coetanei e non, nel profitto scolastico, e quindi sulle aspirazioni e gli interessi personali, e così via, all’insegna di un triste circolo vizioso. Le ristrettezze economiche non permettono poi a questo tipo di famiglie precarie di ovviare a tali lacune con degli adeguati supporti di tipo pedagogico, atti a ridare equilibrio alla situazione, all’insegna di un quadro complessivo che vede subdolamente leso il principio delle pari opportunità. Tutto ciò a fronte di un vero e proprio fenomeno di selezione sulla base dell’origine sociale che non solo è molto diffuso, ma aumenta di pari passo con l’aumento del precariato in Svizzera: un fenomeno che conosciamo molto bene nelle scuole, in merito al quale l’Ufficio del monitoraggio e dello sviluppo scolastico (UMSS) del Canton Ticino ha dovuto dare negli scorsi anni piena ragione al Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), che da anni denunciava la situazione.


Come stanno le mamme di Ticino e Grigioni?

Lo studio relativo la condizione delle famiglie monoparentali al centro dell’articolo è verosimilmente rappresentativo della situazione nazionale nel suo complesso, ma la domanda sorge a questo punto spontanea: come sono messi Ticino e Grigioni rispetto a questa problematica? Alcune delle misure atte a contenere, o quantomeno a diminuire gli effetti negativi di questa realtà sono rappresentate dal favorimento della conciliazione tra lavoro e famiglia – allo scopo di aumentare il grado di occupazione della madri sole – oppure dal sistema dei contributi di mantenimento, cosiccome da quello degli alimenti. Dato l’ampio settore di persone confrontate con questa realtà anche nei nostri Cantoni sarebbe perlomeno auspicabile, qualora non si fosse già provveduto, procedere con l’avvio di studi relativi tale questione e quindi, dove necessario, avviare l’introduzione di una regolamentazione precisa, atta a tutelare madri, padri e bambini a cui la vita ha deciso di presentare diversi ostacoli in più rispetto agli altri. Perché la mamma da sola non può arrivare dappertutto!


Janosch Schnider, membro del Comitato Cantonale del Partito Comunista e consigliere comunale di Mesocco

Lascia un commento