Esercitazione militare finisce male, ampio incendio in Val Serdena. Le reazioni.

L’incendio divampato in Val Serdena nei pressi di Isone a seguito di esercitazioni militari due giorni fa non sembra volersi estinguere. Ancora oggi varie squadre di soldati e di pompieri della vicina piazza d’armi, con l’ausilio di ben quattro elicotteri, sono state impegnate per tentare di spegnere il fuoco ed evitare che le fiamme entrassero in contatto con le aree boschive. Le fiamme che per ora hanno già coinvolto 40 ettari di territorio, sono state alimentate dal vento. Per mettere in sicurezza l’intera zona ci sarà bisogno probabilmente dell’intero week-end. E mentre i media ufficiali tentano di relativizzare, appare evidente la responsabilità dell’esercito.  Ipotesi che il tenente colonnello Andrea Dotti sul quotidiano “LaRegione Ticino” del 10 dicembre cerca di minimizzare sostenendo che vista l’altitudine della zona il fuoco non ha provocato danni ingenti. L’ufficiale naturalmente non considera però i costi ingenti per lo spegnimento dell’incendio. Secondo fonti militari tutti gli accertamenti erano stati svolti correttamente per evitare rischi, eppure qualcosa è andato storto mettendo in pericolo la vita dei giovani astretti al servizio militare. Naturalmente, con il tipico cinismo della casta militarista, il tenente colonnello sul giornale bellinzonese risponde: “non si può fermare il mondo: c’è sempre un certo rischio!”.

Uno degli esponenti più noti del movimento pacifista svizzero e attivista del Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE), Tobia Schnebli, sulle pagine del medesimo quotidiano, sottolinea come i militari svizzeri abbiano “una concezione dell’esercito che è la stessa dei tempi di mio padre e di mio nonno: pensano che tutto si possa giustificare, che non si possa minimamente allentare la guardia perché ci sono i nemici alle porte”. In pratica “si arriva a giustificare tutto, dalle esercitazioni di tiro quando, a causa del rischio di incendi, non si dovrebbero fare, ai miliardi per nuovi aerei da combattimento, quando in Svizzera ne abbiamo in sovrannumero rispetto ai Paesi vicini”. Abbiamo voluto sentire anche Janosch Schnider, coordinatore del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), una delle organizzazioni giovanili più attive in Ticino e fra i promotori dell’iniziativa popolare che chiede l’abolizione della leva militare per i giovani svizzeri. Schnider è laconico: “l’esercito sta distruggendo il nostro territorio: valli intere saccheggiate perché i militaristi possano giocare alla guerra. Non solo la val Serdena, ma anche la Valle del Zapport e altre ancora). E noi paghiamo!”. Schnider che è pure consigliere comunale a Mesocco ed è molto legato alle valli aggiunge: “Quando si cammina per le montagne spesso si trovano ordigni inesplosi lasciati dall’esercito, oppure animali col filo di ferro incastrato tra le corna”, altri aspetti della presenza irrispettose dell’ecosistema da parte delle forze armate. Già anni fa, peraltro, alcuni esercizi di tiro avevano provocato vasti incendi distruggendo intere foreste: nel 1956, nel 1960 e nel 1985 nella piazza d’armi del Luzisteig “si è dato fuoco a mezzo Liechtenstein” ricorda ancora Tobia Schnebli, che ritiene che tutto ciò mal si concilia “con la pubblicità che viene fatta dei compiti civili dell’esercito, come l’aiuto in caso di catastrofe o lo spegnimento di incendi”. Sulla stessa linea d’onda il rappresentante degli studenti che ironico aggiunge: “I ragazzi che prestano servizio civile puliscono le montagne mentre i militari le bombardano!”.

Sul fronte politico si registra la reazione indignata dei giovani del Partito Comunista, anche loro da sempre impegnati sul fronte anti-militarista ma che recentemente hanno inaugurato pure una stagione all’insegna dell’eco-socialismo per indicare l’importanza anche del discorso ecologico per una trasformazione sociale del paese. Aris Della Fontana, coordinatore dei giovani comunisti e Massimiliano Ay, segretario politico del Partito Comunista così si esprimono in una nota stampa comune: “Un incendio è scoppiato a Isone, nei pressi della zona militare in cui si addestra la truppa più fanatica dell’esercito svizzero. Nonostante le condizioni meteo inopportune l’esercito ha continuato a imporre le sue esercitazioni di tiro in modo del tutto irresponsabile e da giorni le fiamme stanno avvolgendo la valle Serdena, rovinando l’eco-sistema”. Il Partito Comunista e il suo movimento giovanile chiedono insomma che sia aperta un’inchiesta indipendente “e severa” che verifichi se l’esercito (“a cui tutto è concesso”) abbia tenuto conto di tutti i regolamenti civili sulla prevenzione degli incendi. Se così non fosse – chiede ancora il partito di sinistra – “i responsabili devono essere chiamati alla cassa individualmente”. Già in passato l’esercito svizzero era stato coinvolto da polemiche: nel 2007 e nel 2008 soldati di leva svizzeri erano morti durante il servizio a causa di quella che l’ex-presidente del Partito Liberale Radicale Ticinese Pier Felice Barchi aveva definito una mancanza di “saggezza” da parte dei graduati che in certi frangenti assumono tratti di veri e propri esaltati di guerra che fanno correre rischi inutili ai propri sottoposti poco più che 18enni, impossibilitati a reagire. Anche questa esercitazione poteva finire peggio, ma per fortuna non è stato il caso se non per la natura fino ad oggi incontaminata del luogo.

I comunisti rivendicano quindi trasparenza; una richiesta che trova concorde anche l’esponente del GSsE che ritiene ciò una misura di “buon senso”. “E mentre l’esercito – che si vanta di essere utile in caso di catastrofe, anche se rappresenta un doppione con altri corpi specializzati – stupra intere vallate, devastando flora e fauna, trasformandole in enormi campi di guerra e appicca incendi per giustificare le spese per le sue infrastrutture d’armamento” – continua il Partito Comunista – “i giovani che scelgono di prestare servizio civile in alternativa al militare, sono impegnati a sistemare i sentieri e restituire decoro alle nostre valli. Questi giovani devono però ancora subire discriminazioni da parte dalla casta militarista che guida il Paese. I comunisti stanno loro!”.

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