La polizia ticinese sarà ancora un feudo del PPD (…e dell’esercito)

Il Consiglio di Stato del Canton Ticino ha deciso: a sostituire dopo 14 anni di servizio il dimissionario Romano Piazzini nel suo ruolo di comandante della Polizia Cantonale sarà Matteo Cocchi, che assumerà il suo nuovo incarico il prossimo 1° ottobre.

Cocchi è giurista, militare professionista e attualmente ricopre il grado di maggiore dello Stato Maggiore Generale dell’Esercito (falsamente di milizia) Svizzero. In modo particolare il neo-comandante lavora presso la scuola dei granatieri, il corpo d’élite dei militari rossocrociati che ancora oggi viene retto dal motto di tradizione fascista “Semper fidelis” e con compiti di repressione contro i propri stessi soldati in caso di ammutinamento. Insomma: non proprio una bella carta da visita per i difensori delle libertà e dei diritti civili.

Il nuovo comandante è inoltre vicino al Partito Popolare Democratico (PPD), così come lo era il suo predecessore Romano Piazzini. Una scelta che non è piaciuta all’ex-partito di maggioranza relativa, il Partito Liberale Radicale (PLR), che aveva invece presentato come proprio candidato l’avvocato Stefano Mossi, attualmente comandante di brigata nell’Esercito. Il PLR, in un comunicato stampa, scrive: “Non vi è stato stato comunque molto stupore nell’apprendere il nominativo del nuovo comandante considerato che gli ultimi due contendenti erano uno di area PPD e l’altro di area PLR, senza bisogno di consultare il Mago Otelma, era chiaro quale sarebbe stato il responso del Consiglio di Stato”!

Quello che appare evidente è che in Ticino le nomine degli alti funzionari avvengono prevalentemente sulla base della tessera di Partito e su posti di lavoro lottizzati peraltro neppure in modo molto equilibrato. Nonostante il PPD non abbia vinto le elezioni di aprile, il potere democristiano continua imperterrito a detenere i gangli dei settori chiave del Paese.

Questa prassi non certo trasparente e democratica avviene con il beneplacito del nuovo partito di maggioranza relativa, la Lega dei Ticinesi, colei che è diventata forte attaccando proprio la “partitocrazia” e il “magna-magna” degli “amici degli amici”. Ma la Lega, si sà, ormai si sta “normalizzando” (semmai è stata diversa), dopo essere riuscita a tenere a bada i ceti popolari che si sono allontantati dai partiti di sinistra, ingannandoli con la retorica populista del “né di destra, né di sinistra”, mentre i fratelli imprenditori Bignasca continuavano a fare affari.

L’asse Lega-PPD in governo colpisce quindi ancora: dopo l’attribuzione dei dipartimenti ai neo-ministri, la nomina del pretore della Riviera e la decisione illegale sui ristorni delle imposte dei frontalieri che danneggiano i lavoratori e creano problemi diplomatici con la vicina Italia, la partitocrazia leghista-democristiana indica chiaramente come vuole governare questo Cantone per i prossimi quattro anni: esattamente come prima! La tessera di partito innanzitutto; e semmai solo in seconda battuta, qualità e qualifiche.

Un sistema più mafioso che democratico, a dire il vero, ma che continuerà a esistere finché non si oserà mettere in discussione il sistema della concordanza che impedisce ogni reale forma di opposizione. Favorire i partiti piccoli che rifiutano questo gioco diventa quindi una scelta di protesta che porta con sé i primi segnali, per quanto timidi, di cambiamento.

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